Il materiale rotabile


Le vaporiere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ferrovia Airasca-Saluzzo (1978): la locomotiva 880 in manovra nella stazione di Vigone (foto G. Sinchetto).

E' molto probabile che i primi convogli in circolazione sulla linea Airasca-Saluzzo-Cuneo siano stati trainati dalle locomotive a vapore già appartenute alle "Strade Ferrate Alta Italia" (S.F.A.I.), società fondata nel 1865 e sciolta nel 1885, l'anno dell'apertura al traffico del tratto Airasca-Saluzzo. Questi rotabili, infatti, saranno assorbiti dalla società subentrante "Rete Mediterranea" (R.M.) e, quindi, rinumerati.

Maggiore importanza assunsero poi le 885, versione a doppia espansione delle 870. Queste macchine, in tutto meno di una ventina, finirono il loro servizio proprio nel nodo di Cuneo, verso la metà degli anni '50.

Subentrarono poi le 875 (a vapore saturo, costruite in due serie: la prima serie di cinquanta locomotive, la seconda ordinazione di sessantasette unità) e, infine, le 880 della Breda che, costruite fra il 1916 e il 1922 in sessanta esemplari (cui se ne aggiunsero ventotto derivanti dalla trasformazione di altrettante 875 negli anni 1931-1933, numerate dalla 102 alla 217), furono fra le macchine a vapore più utilizzate del parco rotabile delle "Ferrovie dello Stato" (F.S.). Caratterizzarono, per un lungo periodo di tempo, il servizio locale viaggiatori, trainando materiale ordinario sulle linee altimetricamente più agevoli delle rete nazionale o, perlomeno, di quella centro-settentrionale.

Il maggior numero di esemplari fu assegnato ai depositi di Cremona, Novara e Cuneo.

Le 880 ripresero la maggior parte delle soluzioni tecniche delle precedenti locomotive 875. Si differenziavano solo per l'adozione del surriscaldatore che, date le caratteristiche del servizio svolto con frequenti fermate, dovette essere del tipo ad ampia superficie di surriscaldamento. Per il resto, queste locomotive mantennero le stesse prestazioni di potenza  e velocità massima delle 875.   

Anche i treni merci videro spesso alla loro testa le 880, soprattutto dopo l'avvento delle automotrici termiche che rilevarono la maggior parte del servizio viaggiatori sulle linee secondarie di pianura. 

Le 880 che percorrevano l'Airasca-Saluzzo-Cuneo (le prime dal 1949) provenivano dal deposito di Cuneo che, nel 1979, ne conservava ancora sette unità funzionanti. Continueranno a circolarvi fino al 1978 a causa delle disastrose condizioni dell'armamento: solo le 880, infatti, con il loro basso carico assiale, riuscivano a transitare su quel binario. Una volta de-elettrificata la Bricherasio-Barge, era una di queste a effettuare i merci che vi circolavano come tradotte.

Di solito affidate a personale anziano, esperto nella condotta del fuoco, queste macchine erano considerate da tutti l'anticamera della pensione. Le coppie di macchinisti che effettuavano frequentemente gli stessi itinerari erano "di casa" nei vari impianti.

Negli ultimi anni di servizio, le 880 erano spesso impiegate in servizi sussidiari: rinforzi, manovre e presenze in scali dove si stavano compiendo dei lavori. In Piemonte, numerose 880 venivano utilizzate in occasione dei lavori di rielettrificazione delle linee ex trifase, sopperendo frequentemente al traino dei treni su diversi tratti di linea disabilitati per l'esecuzione dei suddetti lavori. Sull'Airasca-Saluzzo, infine, alle soglie del definitivo abbandono della trazione a vapore regolare, si vedevano circolare giornalmente solo più alla testa di una o due coppie di treni in materiale ordinario e di una coppia di treni merci. Saranno, in seguito, i locomotori diesel, più grandi, rumorosi e potenti, a sostituire le 880 nel traino di questi ultimi.

La "880.008" è stata l'ultima locomotiva a vapore in servizio sull'Airasca-Saluzzo-Cuneo, mentre il suo ultimo viaggio da Cuneo ad Airasca e viceversa, alla testa di un treno merci raccoglitore, risale all'8 dicembre 1978. E' attualmente ricoverata presso il deposito locomotive di Torino Smistamento, in attesa di restauro.

Le unità tuttora funzionanti sono le seguenti: la "880.045", classificata "M.F.P. 880.1 Pessinetto", del "Museo Ferroviario Piemontese" e in corso di revisione generale presso le officine di Torino Porta Milano; la "880.046" e la "880.051", preservate dalle F.S. e collocate a Tirano, in provincia di Sondrio; la "880.157", ceduta a un'associazione di appassionati francese che la impiega su una ferrovia turistica nei pressi di Lione. Un'altra 880, ancora funzionante, si trova a Cremona.

La "880.159", non funzionante, è esposta al "Museo della Scienza e della Tecnica" di Milano.  

Queste vaporiere erano spesso accoppiate alle carrozze del tipo "centoporte". Costruite negli anni '30, le "centoporte" sono state, senza dubbio, il più nutrito gruppo di vetture sulla rete delle F.S. Espletavano il servizio di terza classe ed erano destinate ai treni locali con forte affollamento.

Caratteristica principale erano le dieci porte per ciascuna fiancata, realizzate per favorire la rapida salita e discesa dei viaggiatori.

Le vetture erano caratterizzate da arredi essenziali e sedili in legno, poco confortevoli ma funzionali. I posti a sedere erano settantotto e il riscaldamento era a vapore o elettrico.

Nella loro lunga carriera, le "centoporte" sono state adibite a ogni tipo di servizio, compresi i treni militari diretti al fronte durante la seconda guerra mondiale. Diverse unità sono state attrezzate con barelle per il servizio dei treni-ospedale e per i pellegrinaggi verso luoghi di culto, impiego che manterranno fino alla fine degli anni '70.

L'utilizzo delle "centoporte" in servizio regolare è terminato nel 1987, ma numerose vetture di questo tipo (cinquantadue unità) sono state preservate per l'effettuazione di treni storici e riprese cinematografiche.


Le automotrici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ferrovia Airasca-Saluzzo (primavera 1980): l'automotrice ALn 772 in sosta nella stazione di Vigone (foto G. C. Porta).

Durante il periodo fascista iniziarono a essere impiegate le più leggere automotrici o "littorine".

Sull'Airasca-Saluzzo-Cuneo esordì la ALn 40, costruita in venticinque esemplari dalla F.I.A.T. nel 1936 e gradualmente sostituita dalla ALn 56 e dalla ALn 556 (a comando multiplo), entrambe di costruzione F.I.A.T. e Breda negli anni 1937-39.

Solo nei primi anni '60 entrerà in circolazione la ALn 772 che arriverà a soppiantare del tutto la locomotiva a vapore nel servizio viaggiatori. In un primo momento, però, la si vedeva transitare esclusivamente come treno diretto Torino P.N.-Cuneo (via Airasca-Saluzzo) e viceversa.

Benché, su questa linea, sia stata salutata come un mezzo quasi avveniristico, la prima ALn 772 uscì dalla fabbrica già nel febbraio 1940.

Se le automotrici di prima generazione, negli anni '30, avevano introdotto la novità della trazione diesel per il servizio viaggiatori, alla vigilia del 1940 si sentì l'esigenza di un veicolo più marcatamente ferroviario, dal comfort di marcia migliore e che mettesse a frutto i suggerimenti maturati in oltre un decennio di pratica della trazione diesel.

Le dimensioni del veicolo, più robusto e ampio delle littorine precedenti, permettevano di disporre di un arredamento interno finalmente confortevole, con i tradizionali sedili dotati di poggiatesta. Il cambio idraulico e il comando multiplo rendevano questa automotrice versatile e adatta a ogni servizio, dai rapidi ai locali su qualunque linea, mentre l'estetica risultava gradevole grazie alla cassa interamente saldata, alla linea aerodinamica e a un nuovo disegno della copertura del radiatore sul frontale.

Nonostante abbia visto la luce in uno dei periodi più tragici della nostra storia, tanto e tale fu il successo che la sua produzione continuò anche dopo la guerra, fino al 1957, per un totale di ben 319 esemplari suddivisi in cinque serie: una serie F.I.A.T. (100 unità) e quattro serie O.M. (219 unità).

Nel dopoguerra s'impose ben presto come l'automotrice più rappresentativa e apprezzata delle F.S., mantenendo la sua "leadership" sulle linee non elettrificate di tutta l'Italia, comprese le isole, fino a che l'avvento della ALn 668 non ne decretò il confinamento a servizi quasi esclusivamente locali come, appunto, sull'Airasca-Saluzzo-Cuneo.

Il declino definitivo di questa automotrice arriverà nei primi anni '80. Presso il deposito di Cuneo, come negli scali delle stazioni di Cuneo Gesso, Saluzzo e Moretta, si vedranno per anni lunghe file di ALn 772 accantonate sui binari morti, in attesa di essere rottamate.

Quelle preservate, invece, sono le seguenti: la "3375", esposta al "Museo Ferroviario Nazionale" di Pietrarsa, ma non funzionante; la "1033" che risulta a disposizione del "Museo Ferroviario Piemontese" di Savigliano, da poco ripristinata funzionalmente; la "3265", dapprima presente nella stazione di Cagliari quale monumento, poi rimessa in funzione e trasferita in Toscana; la "3247", riadattata come treno di test; la "3374", usata per un progetto congiunto fra F.I.A.T. e C.N.R.; la "772.1005 F.P. (Ferrovie Padane), usata per treni charter; altri due esemplari trasformati in monumenti ("3244" e "3261").

Solo durante gli ultimi anni di attività della linea Airasca-Saluzzo, si vedono circolare le più moderne, ma ormai superate, ALn 668. Già apparse nel lontano 1956, queste ultime saranno via via rimpiazzate, a partire dal 1985, dalle ALn 663 in uso sulle tratte Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cavallermaggiore-Bra-Alba e Cuneo-Breil-Ventimiglia. Da pochi anni a questa parte, anche quest'ultima ha ceduto il passo ai nuovi "Minuetto" e "Jazz".

L'ultima automotrice in transito sull'Airasca-Saluzzo, la sera del 31 dicembre 1985 (ultimo giorno di attività della linea), fu l'ALn 668 3238 che, ironia della sorte, investì un'auto a un passaggio a livello rimasto aperto per negligenza della casellante la quale, con molta probabilità, aveva considerato la linea già chiusa. Per fortuna, non vi furono vittime.